''Io non capisco, davvero. Non riesco a comprendere come tu possa aver preferito lui a me. Veramente, lui a me! Lui, un beduino super gonfiato la cui più ampia visione del mondo si riduce a maionese ed igiene dentale, io, una mente brillante di grandi orizzonti stimata da tutti: professori, amici, colleghi, puttane, psichiatri. Non riesco a farmene una ragione'', diceva tenendo un bicchiere di birra in mano. '' Val, per l'amor del cielo, siamo qui per parlare di lavoro, non tirare in ballo vecchie storie, è imbarazzante'', rispose Alice sottovoce. ''Hai ragione, hai ragione, siamo qui per affari. Quindi, vuoi che ti aiuti con il tuo progetto? Ma perché proprio io?'', chiese Val sorseggiando con nervosismo la sua bevanda. ''Perché è il tuo, è il tuo, sei l'unica persona che può essere in grado di fare questo lavoro come lo voglio io'', affermò Alice con tono pacato. ''Va bene, hai ragione, me lo sento, ci credo, sono convinto. Io veramente non riesco a crederci, lui a me! Quel finto Rocky di periferia, cosa mai hai trovato in lui che non avessi io? L'ignoranza, ecco! Io io, io veramente sono sconcertato, vi ho pure beccati!'', sosteneva Val sempre più nervoso. ''Non ci hai beccati, per quanto ancora pensi di continuare?'', rispose Alice perplessa. ''Come no! tornai a casa prima del solito per festeggiare il nostro anniversario e mi aprì la porta un moro muscoloso che indossava il tuo accappatoio! Pensavo io, ma non abbiamo affittato una camera ad un amico gay! E infatti mi stese con un pugno alquanto carico di mascolinità e fuggì. E tu! Tu che facevi la gnorri dicendomi che aveva sbagliato! Che cercava le terme! Dio, la faccia tosta che hai avuto'', disse Val alzando leggermente il tono di voce. ''Va bene, io me ne vado. Ci sentiamo Val, prenditi una delle tue pillole tra la farmacia che ti sei creato in casa prima di vedermi la prossima volta'', sussurrò Alice alzandosi lentamente dalla sedia. ''No, no, aspetta, rimani, siediti. Stavamo parlando del tuo progetto no? Allora, ho delle buone idee in testa, otterremo grandi risultati. Ma perché, perché non ha funzionato tra di noi?'', chiese Val. Alice:'' Perché eri diventato un paranoico asfissiante. Ti era venuto il bruciore alla pancia, ma non risultava avessi nulla, nemmeno inficcandoti un tubo nello stomaco sono riusciti a trovare qualcosa. E poi i giramenti di testa, il sentirti lontano dal tuo corpo, la gelosia ossessiva nei miei confronti! Volevi che andassi in giro rasata e mettessi una parrucca rossa per stare in casa con te!''. ''Lo sai che il rosso mi stimola particolarmente, lo facevo per sfogare le nostre fantasie erotiche!'', ribatté Val sconsolato. ''Non le nostre fantasie, le tue! Sei un misantropo perverso, e sei un genio con le parole, altrimenti come avresti fatto a convincermi a farti un pompino alla comunione di nostro figlio?'', chiese Alice ormai diretta verso l'uscita del bar. ''Ma, aspetta, non andare, dobbiamo finire di parlare del progetto!'', cercò di spiegare Val. ''Non oggi, non ora, non qui. Ci sentiamo Val, cerca di non farti venire i soliti attacchi di panico stanotte'', rispose Alice uscendo dal locale. ''Ma lo sai che ho paura di dormire da solo!'', urlò disperatamente Val ancora seduto al tavolo. ''Gesù, ora cosa faccio, sono le cinque, ed oltre a non avere nessuno con cui parlare, mi manca anche il respiro. Andrò a fare due passi'', pensò Val mentre pagava il conto alla cameriera. Il pover'uomo uscì dal bar e si diresse verso casa, lontana appena due isolati. ''Devo calmarmi o finisco per avere un collasso. Respira Val, respira profondamente. Non succede niente. Ma con Alice ho sbagliato io? Cos'è andato storto? É stata mia moglie per dieci anni, e dice di avermi sopportato per gli ultimi cinque. Certo che ce ne siamo fatte di risate insieme. E abbiamo dato alla luce un figlio meraviglioso, brillante, acuto. Forse è così che deve andare fra un uomo e una donna, si sta insieme finché uno dei due non vede nell'altro solo difetti ed errori. Nei tempi felici tutti gli aspetti negativi di una persona sono accecati dall'amore. Questo sentimento credo che funzioni proprio come funzionano le tappe della vita: la fase infantile, in cui il bambino crede nelle favole e si lascia condizionare da qualsiasi storia gli venga raccontata; la fase adolescenziale, in cui il ragazzo matura una certa consapevolezza vivendo però ancora nel mondo dei sogni con una certa intensità; e la fase adulta, in cui l'uomo capisce che non si può vivere di favole, e le rinnega, tutte, dalla prima all'ultima, e diventa pienamente cosciente di aver passato troppo tempo della propria vita ad inseguire un sogno, a credere in un sogno. Così l'amore nasce in maniera infantile, cresce nel canale adolescenziale e si spegne definitivamente nel mondo adulto, quando ormai le favole diventano solo un ricordo lontano. E per quanto mi riguarda, sono rimasto bambino'', si disse tra sé e sé Val camminando con passo lento e pesante, ''ma che ci posso fare, ancora mi piace quando fuori c'è la neve, ed io la guardo cadere lenta mentre gira su se stessa, e sogno, e immagino, e fuggo da qui''. Val era ormai arrivato a casa e stava cercando nelle tasche dei pantaloni il mazzo di chiavi, quando squillò il cellulare, era Mickey: '' Ehi Val, come stai? Ascolta, stasera siamo tutti a cena da Allen, alle otto ci troviamo davanti a casa sua, ci sarai?'', ''Credo di si Mickey, ma non mangerò tanto perché mi sento già un po' appesantito e non vorrei succedesse come l'ultima volta'', rispose Val un po' dispiaciuto, ''Non ti preoccupare, niente pesce stasera, sappiamo che ti da fastidio allo stomaco, a più tardi'', terminò la conversazione Mickey. Val cambiò immediatamente destinazione, dirigendosi verso la fermata del tram più vicina nella zona. Accelerò il passo, superò il negozio di alimentari che faceva angolo in fondo alla via seguendo il marciapiede che costeggiava la linea rossa, e si fermò ad un tratto di fronte ad un negozio di dolci che stava per chiudere, e decise di entrarci. ''Salve, può darmi una torta al cioccolato?'' chiese Val, ''Certo, ce ne sono rimaste due, fondente o al latte? Scusi? Fondente o al latte? Signore?'', continuava il pasticcere. Val si era incantato, o meglio, fissava con sguardo intenso una ragazza seduta sul tavolino vicino al bancone: ''Che creatura meravigliosa, che bei lineamenti, ce la vedrei bene distesa sul mio letto nuda, a farmi i grattini alla schiena'', pensava Val mordendosi il labbro inferiore. ''Signore la vuole la torta o no?'' insisteva il pasticcere vicino alla perdita di pazienza, ''Si certo certo, mi scusi, fondente'', rispose Val tornando nel mondo reale. Prese la torta e uscendo dal negozio lanciò un ultimo sguardo alla ragazza nella speranza che lei ricambiasse, ma non lo considerò. Riprese quindi il tragitto che lo avrebbe portato alla fermata del tram: ''Che strana l'immaginazione, allontana completamente da quello che è il mondo della realtà'', pensava cercando di tenere dritta la torta al cioccolato, ''trascina in una dimensione di pura finzione, quasi teatrale, a volte eroica, a volte imbarazzante, altre invece deprimente, ma quanto è dolce ed intimo viaggiare con la mente. Passerei le ore, a costruire film fantastici su ciò che vorrei essere, su ciò che vorrei mi capitasse, e sto bene, mentre guardo queste pellicole immaginarie, mi sento bene. É un peccato vivere nella realtà, ma non si può fare altrimenti''. Arrivò finalmente alla fermata, prese il tram e scese alla quinta, la casa di Allen era lì, proprio davanti alla banchina. ''Ciao Val! Sei in orario, complimenti! Con te siamo al completo, direi di suonare ed entrare!'', disse Mickey spingendo il dito sul campanello. ''Buonasera ragazzi! Entrate, sto preparando un primo piatto tedesco, la ricetta me l'ha portata Emily che è tornata oggi pomeriggio da Berlino!'', disse Allen aprendo l'uscio, ''appoggiate pure i cappotti e le borse in salotto e raggiungetemi in cucina''. Gli invitati seguirono il consiglio: ''Prendete posto a tavola, è quasi pronto, manca veramente poco'', suggerì il padrone di casa. Ognuno prese il proprio posto, aspettando che venisse servito il primo piatto. ''Ragazzi ho una novità. La casa editrice che vi dicevo la volta scorsa ha apprezzato il mio libro, lo pubblicheranno il mese prossimo'', esordì George con tono soddisfatto. ''Complimenti! Come hai fatto a fregarli ancora?'' chiese ironicamente Val, ''complimenti George! A quando la presentazione?'' chiese Mickey in toni allegri, ''questo non lo so ancora, ve lo farò sapere il prima possibile'', rispose George. ''Ma di cosa parla?'', domandò Emily mentre versava il vino rosso in ogni bicchiere, ''è un romanzo che tratta d'amore, morte e illusione, con una taglio sarcastico e pungente'', affermò George sorseggiando dal bicchiere. ''Puoi anticiparci qualcosa in maniera più dettagliata?'', chiese Allen appoggiando la pentola bollente nel centro della tavola, ''lui ama lei, lei ama l'altro, e l'altro è quasi sempre il migliore amico di lui, il fatidico triangolo amoroso. L'amicizia tra i due è quindi rovinata dalla rivalità fino a quando la protagonista non muore, allora i ragazzi si riavvicinano per affrontare insieme il dolore che li divora dentro; questo è il succo della storia per farla breve'', disse George, ''Beh, l' apice dell'originalità devo dire, per caso c'è anche qualche bacio sotto la pioggia o qualche scazzottata? No, perché un libro non può avere successo senza questi avvenimenti trionfanti'', asserì Val. ''Dove vuole arrivare il tuo pungente sarcasmo Val? Cosa vuoi dirmi?'', chiese George un po' infastidito. ''Mi chiedo come un romanzo di questo genere possa essere stato solo preso in considerazione da una casa editrice. Voglio dire, senza offesa, ma mi sembra una storia scontata, la solita soap opera cartacea che deve vendere, allontanandosi completamente da qualsiasi forma d'arte'', dichiarò Allen. ''Spero che la tua sia solo invidia, perché non stai facendo un discorso intelligente'', ribatté George. Val: ''Chiamiamo arte allora ciò che deve essere commerciale, e facciamo prima. Ormai non esiste più l'arte, è andata morendo con il tempo. Conoscevo un tizio, di nome Dante Alighieri, vissuto a cavallo tra il Milleduecento e il Milletrecento, scisse la ''Divina Commedia'', e aveva un amico, Guido Cavalcanti, che compose le ''Rime''. Eh caro George, lì si che c'era arte''. Allen: ''Io mi ricordo di aver incontrato un certo Rimbaud, in Francia, nel Milleottocento, aveva scritto un poema romantico dal titolo ''Una stagione all'inferno'', ma non era solo: con lui c'era Verlaine che teneva sotto braccio i ''Poemi saturnini''. Forse di arte ce n'era anche troppa.'' ''Aspettate aspettate, ho avuto anche io un incontro ravvicinato del terzo tipo: Italia, metà Novecento, Calvino e Pavese con ''Se una notte d'inverno un viaggiatore'' e ''La luna e i falò''; non ce n'era di arte eh?'', disse Mickey. ''E ora? Dimmi George, dimmi in questo mondo di ladri, quanta arte si può annusare, si può gustare; forse i fast food'', disse Val. ''Tutto è così contingente che non ha senso parlare delle glorie passate paragonandole alla situazione odierna. Invece che vivere di malinconia Val, perché non cerchi di cambiare le cose? Perché continui a lamentarti e crogiolarti nel disgusto mentre questo mondo va in fiamme? Agisci, non parlare e basta'', rispose George. ''Sai, non si può più fare la voce fuori dal coro. Non è più possibile vivere con l'arte, l'uomo è troppo avido oramai. E mi dispiace, quando guardandomi intorno vedo solo mafia e prostituzione, solo superficialità e tecnologia. Ma cosa posso fare, se non allontanarmi e creare il mio mondo, lontano da tutto questo, forse, con la speranza che almeno lì qualcosa vada per il verso giusto. Ora mangiamo George, perché come hai detto tu, le parole sono come pugnali di plastica, non pungono, e non feriscono.''
Mr.Spens
Mr.Spens